Austen Jane - Persuasione.rtf

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I

 

 

 

              Sir Walter Elliot, di Kellynch-hall nel Somersetshire, era un uomo che mai, per suo proprio svago, apriva altro libro all'infuori del Baronetage; lì trovava occupazione per un'ora d'ozio e conforto in una d'afflizione; lì il suo spirito si esaltava, colmo di ammirazione e di rispetto, nel contemplare le non numerose reliquie delle patenti più antiche; lì ogni sgradevole sensazione prodotta dalle cure domestiche si mutava naturalmente in disprezzo e pietà. Quando poi scorreva le pressoché infinite nomine dell'ultimo secolo, s'imbatteva nella pagina più di ogni altra appassionante, in cui poteva leggere, con interesse che mai veniva meno, la sua propria storia: era questa la pagina alla quale il volume prediletto sempre si apriva:

             

ELLIOT OF KELLYNCH-HALL

             

              Walter Elliot, nato il 1° marzo 1760, sposò il 15 luglio 1784 Elizabeth, figlia di James Stevenson, Esq., di South Park, nella contea di Gloucester; da tale unione nacquero: Elizabeth, il 1° giugno 1785; Anne, il 9 agosto 1787; un figlio maschio, nato morto, il 5 novembre 1789; Mary, il 20 novembre 1791.

             

              Questo il paragrafo così com'era uscito in origine dalle mani del tipografo; ma Sir Walter l'aveva arricchito aggiungendo, per informazione sua e della famiglia, queste parole dopo la data di nascita di Mary: «Sposata, il 16 dicembre 1810, a Charles, figlio ed erede di Charles Musgrove, Esq., di Uppercross, nella contea di Somerset», e inserendo con la dovuta precisione il giorno e il mese in cui aveva perduto sua moglie.

              Seguiva poi, nei termini consueti, la storia e l'ascesa dell'antica e rispettabile famiglia: come dapprima si fosse stabilita nel Cheshire, come i suoi membri fossero menzionati da Dugdale per aver ricoperto la carica di high sheriff, rappresentato un borgo in tre successivi parlamenti, nonché per le dimostrazioni di lealtà e il titolo di baronetto, nel primo anno di regno di Carlo II; più tutte le Mary ed Elizabeth che avevano sposato. In complesso, due belle pagine in dodicesimo terminanti con lo stemma e il motto: «Residenza principale, Kellynch-hall, nella contea di Somerset», e, di nuovo vergata da Sir Walter, questa aggiunta finale:

              «Erede presuntivo, William Walter Elliot, Esq., pronipote del secondo Sir Walter».

              La vanità era tutto nel carattere di Sir Walter Elliot, il principio e la fine; e la vanità riguardava la sua persona e la sua posizione sociale. Da giovane era stato più che attraente, e a cinquantaquattro anni era ancora un bell'uomo. Poche donne avevano più cura del loro fascino personale di quanta egli ne avesse del proprio, e nessun valletto al servizio di un lord di recente nomina si compiaceva più di lui del suo status. Considerava il dono della bellezza solo inferiore a quello del titolo di baronetto; e il Sir Walter Elliot, che univa in sé questi privilegi, era per lui oggetto costante della più ardente devozione e del più sentito rispetto.

              E bellezza e rango vantavano almeno un diritto alla sua considerazione, poiché era certo a essi che doveva una moglie infinitamente superiore per carattere a quanto il suo potesse mai meritare. Lady Elliot era stata una donna eccellente, assennata e amabile, il cui discernimento e la cui condotta, se mai meritavano un'attenuante a causa dell'infatuazione giovanile che aveva fatto di lei Lady Elliot, non avevano mai avuto in seguito bisogno d'indulgenza di sorta. Per diciassette anni aveva assecondato, o smussato, o nascosto le pecche del marito, aveva stimolato in lui il senso della vera responsabilità; e benché non fosse ella stessa la più felice creatura di questo mondo, aveva trovato nei suoi doveri, nelle amicizie, nelle figliole, ragioni sufficienti per attaccarsi alla vita, per non guardare con indifferenza al momento in cui fu chiamata a separarsi da loro. Lasciare tre ragazze (le due maggiori rispettivamente di sedici e quattordici anni) era questo per la madre un angoscioso legato, e ancora più angosciosa era la responsabilità di affidarle alla guida e all'autorità di un padre sciocco e vanesio. Aveva tuttavia un'intima amica, donna assennata e stimabile, che, tanto era l'affetto che le legava, era venuta a stabilirsi lì vicino, nel villaggio di Kellynch; e sulla gentilezza di lei, sui suoi consigli, Lady Elliot contava soprattutto per un valido aiuto e sostegno dei buoni princìpi e dei precetti che con così ansiosa cura aveva impartito alle figlie.

              Questa amica e Sir Walter non si sposarono, nonostante tutte le previsioni fatte in proposito da amici e conoscenti. Erano passati tredici anni dalla morte di Lady Elliot, e i due erano ancora buoni vicini e intimi amici: vedovo lui, vedova lei.

              Il fatto che Lady Russell, equilibrata per età e per carattere nonché provvista di ampi beni di fortuna, non pensasse affatto a un secondo matrimonio è perfettamente giustificabile agli occhi dei lettori, che tendono in genere ad essere irragionevolmente insoddisfatti non quando una donna si risposa ma quando non si risposa; ma l'altro fatto - che Sir Walter continuasse a viver solo - richiede qualche spiegazione. Ebbene, diciamo subito che Sir Walter, da padre eccellente qual era (aveva conosciuto un paio di segrete delusioni in occasione di certe avventate domande di matrimonio), si vantava di restar solo e vedovo per amore della figlia diletta. E per una figlia, la maggiore, avrebbe davvero rinunciato a tutto, anche se le tentazioni a far ciò non erano poi state molte. A sedici anni, Elizabeth aveva preso il posto della madre, ereditandone nella massima misura possibile diritti e dignità, e poiché era dotata di una vistosa bellezza ed era molto somigliante a Sir Walter, aveva sempre avuto su di lui grande influenza e i loro rapporti erano stati dei più felici. Le altre due figlie contavano molto meno. Mary aveva acquistato una certa artificiale importanza dopo il suo matrimonio con Charles Musgrove; ma Anne, la cui raffinata intelligenza e la cui indole dolcissima avrebbero dovuto essere altamente apprezzate da ogni persona capace di vero discernimento, era, per il padre e per la sorella, una nullità; la sua parola non aveva peso alcuno, ogni sua esigenza doveva cedere di fronte a quelle altrui: era solo Anne.

              Certo, per Lady Russell era, oltre che la diletta e stimatissima figlioccia, la preferita, l'amica. Lady Russell era affezionata a tutti loro, ma solo in Anne vedeva rivivere la madre.

              Qualche anno prima Anne Elliot era stata una ragazza molto graziosa, ma la sua bellezza era presto sfiorita; e poiché anche quando era stata nel suo pieno rigoglio il padre aveva trovato in lei ben poco da ammirare, tanto erano diversi, totalmente diversi dai suoi, quei lineamenti delicati e quei dolci occhi castani, non poteva esserci, ora che la vedeva magra e appassita, nulla che sollecitasse la sua stima. Non aveva mai nutrito grandi speranze, e ora non ne aveva più nessuna, di legger mai il nome della sua secondogenita in un'altra pagina del volume prediletto. Sarebbe stata Elizabeth a contrarre un matrimonio degno del suo casato, visto che quello di Mary l'aveva semplicemente unita a un'antica famiglia di proprietari terrieri, rispettabile e ricchissima, e quindi era stata la sposa a conferire nobiltà e distinzione senza ricevere nulla in cambio: Elizabeth, un giorno o l'altro, si sarebbe sposata come si conveniva.

              Accade talvolta che una donna, a ventinove anni, sia più bella di quanto non sia stata dieci anni prima; e, generalmente parlando, sempre che non ci siano state malattie o preoccupazioni, è un'età, questa, in cui quasi nessun incanto va perduto. Così era per Elizabeth, sempre bellissima, sempre la stessa Miss Elliot di tredici anni prima, per cui se Sir Walter dimenticava la sua età, poteva essere perdonato o, quantomeno, essere giudicato sciocco solo a metà per il fatto di vedere se stesso ed Elizabeth splendere d'eterna giovinezza tra il generale sfacelo della beltà altrui: poiché non poteva non notare come invecchiasse il resto della sua famiglia e della sua cerchia di conoscenze. Anne così sparuta, Mary grossolana, ogni volto, in tutto il vicinato, sempre più brutto - per non parlare del rapido infittirsi delle zampe di gallina sulle tempie di Lady Russell, cosa che per lungo tempo l'aveva angustiato.

              Per quanto la riguardava personalmente, Elizabeth era, sì, soddisfatta, ma un po' meno del padre. Tredici anni l'avevano vista signora assoluta di Kellynch-hall, l'avevano vista presiedere e dirigere con una padronanza di sé e una sicurezza che mai avrebbero indotto a pensarla più giovane di quanto non fosse. Per tredici anni aveva occupato il posto d'onore a tavola, aveva stabilito in casa le leggi domestiche, era salita per prima sulla carrozza di famiglia ed era uscita subito dopo Lady Russell da tutti i salotti e le sale da pranzo del vicinato. Uno dopo l'altro, tredici gelidi inverni l'avevano vista aprire ogni ballo importante offerto dalle poche famiglie dei dintorni; una dopo l'altra, tredici primavere avevano accompagnato coi loro fiori in boccio il suo viaggio a Londra, dove, in compagnia del padre, andava ogni anno a godere per una settimana i piaceri del gran mondo. Elizabeth conservava il ricordo di tutto questo, era consapevole di avere ventinove anni, e ciò le dava qualche rimpianto e apprensione; era pienamente soddisfatta di essere ancora bella come in passato, ma sentiva avvicinarsi gli anni «pericolosi» e sarebbe stata felice di avere una certezza: quella di trovare un partito conveniente, ovviamente un baronetto, di lì a un anno o due. Allora, molto probabilmente, avrebbe aperto il Libro dei Libri con la stessa intima soddisfazione di quando era giovinetta: ora non lo poteva soffrire. Trovarsi sempre davanti la data della propria nascita, vedere che il solo matrimonio che la seguiva era quello di una sorella minore costituiva un'esperienza penosa; e più di una volta, quando il padre aveva lasciato il volume aperto sul tavolo, vicino a lei, Elizabeth l'aveva chiuso, distogliendone lo sguardo, e l'aveva spinto lontano da sé.

              Aveva poi subito una delusione che quel libro, e specialmente la storia della sua famiglia, non potevano non richiamarle ogni volta alla memoria: a deluderla era stato l'erede presuntivo, proprio quel William Walter Elliot, Esq., di cui suo padre aveva tanto generosamente sostenuto i diritti.

              Quando era ancora ragazzina, non appena aveva saputo che, se mai non avesse avuto un fratello, il futuro baronetto sarebbe stato lui, Mr. Elliot, Elizabeth si era messa in capo di sposarlo e suo padre, allora e poi, si era messo in capo che così sarebbe stato. Nessuno della famiglia l'aveva conosciuto di persona durante gli anni dell'adolescenza; ma subito dopo la morte di Lady Elliot, Sir Walter aveva cercato di riallacciare i rapporti, e benché i suoi approcci avessero incontrato la più fredda delle accoglienze, aveva perseverato, tenendo nel debito conto la modestia e la ritrosia della gioventù e, nel corso di uno dei loro soggiorni primaverili a Londra, quando la bellezza di Elizabeth si mostrava in tutto il suo primo splendore, Mr. Elliot non aveva potuto sottrarsi alla presentazione.

              A quel tempo era appena un giovanotto e aveva da poco iniziato gli studi di legge; ed Elizabeth lo trovò estremamente gradevole, per cui ogni progetto nei suoi riguardi venne confermato. Mr. Elliot fu invitato a Kellynch-hall, e per il resto dell'anno si parlò di lui e lo si attese; ma non venne mai. La primavera seguente Elizabeth lo rivide a Londra, lo trovò ugualmente gradevole, e di nuovo il giovane fu incoraggiato, invitato e atteso; ma, ancora una volta, non venne. Venne invece, più tardi, la notizia del suo matrimonio: anziché inseguire la sua fortuna lungo la linea già tracciata per l'erede degli Elliot, aveva raggiunto la propria indipendenza economica sposando una donna ricca e a lui inferiore per nascita.

              Sir Walter se n'era risentito. In qualità di capo della famiglia pensava che avrebbe dovuto essere consultato, specie dopo aver preso così pubblicamente il giovanotto sotto la sua protezione; «Perché», osservava, «dovevano averli visti insieme, una volta da Tattersall e due volte nella lobby della Camera dei Comuni». La sua disapprovazione era stata debitamente espressa ma, a quanto era dato giudicare, Mr. Elliot non l'aveva tenuta in gran conto: non aveva mendicato scuse o pretesti e, se Sir Walter lo considerava indegno di ulteriori rapporti con la famiglia, lui, dal canto suo, aveva dimostrato di non volerli minimamente sollecitare; di conseguenza, i rapporti erano cessati.

              Anche ora, a distanza di parecchi anni, questa imbarazzante storia di Mr. Elliot era fonte di irritazione per Elizabeth, che era stata attratta dalle doti personali di lui, e ancor più dal fatto che era l'erede di suo padre; che, orgogliosa com'era della nobiltà del proprio casato, poteva vedere solo in lui un partito degno della primogenita di Sir Walter Elliot. Non c'era, dall'a alla zeta, un solo baronetto che, dal profondo del cuore, ella fosse così pronta a riconoscere come suo pari. E, d'altra parte, si era comportato in modo così spregevole che, sebbene ora (vale a dire nell'estate del 1814) portasse i nastri neri in segno di lutto per la morte della moglie, Elizabeth non poteva ammettere che egli fosse degno di essere ripreso in considerazione. Si sarebbe potuto, forse, passare sopra all'indecorosità del suo primo matrimonio, visto che non v'era ragione di supporre che essa fosse perpetuata dalla presenza di figli, se egli non avesse fatto di peggio; ma Mr. Elliot, come erano stati informati grazie al solito intervento di certi gentili amici, aveva parlato in modo quantomai irrispettoso di tutti loro, aveva parlato in modo quantomai irriguardoso e sprezzante della stessa stirpe alla quale apparteneva e degli onori che in seguito avrebbero dovuto essere i suoi. E ciò non poteva essere perdonato.

              Tali erano i sentimenti e le sensazioni di Elizabeth Elliot; tali le cure da alleviare, le emozioni da variare, l'uniformità e l'eleganza, la prosperità e il vuoto assoluto di quella che era la scena della sua vita; tali gli affetti capaci di conferire interesse a una lunga, sempre uguale residenza in uno stesso luogo, tra gli stessi vicini di campagna, di riempire i momenti lasciati vuoti da utili attività fuori casa o da occupazioni domestiche che richiedevano talento e abilità.

              Ma ora si aggiungevano, a queste, altre preoccupazioni e ansie: suo padre si trovava in gravi difficoltà finanziarie. Elizabeth sapeva che adesso, quando Sir Walter apriva il Baronetage, era per togliersi il pensiero dei grossi conti dei fornitori, nonché degli importuni accenni di Mr. Shepherd, il suo consulente finanziario. La proprietà di Kellynch era buona, ma non tanto da consentire il sontuoso tenore di vita che, secondo Sir Walter, essa imponeva al suo possessore. Finché Lady Elliot era rimasta in vita, c'erano stati metodo, moderazione ed economia, e ciò aveva giusto consentito al marito di tirare avanti senza eccedere le sue entrate. Ma con lei era venuto meno ogni principio di retta condotta, e da allora Sir Walter non aveva fatto che spendere al di là dei suoi mezzi. Gli era stato impossibile economizzare: si era limitato a fare ciò che lui, Sir Walter Elliot, riteneva suo imperioso dovere; ma, per irreprensibili che fossero le sue intenzioni, non solo si trovava a essere sempre più tremendamente indebitato, ma dei suoi debiti sentiva parlare così spesso che alla fine il tentativo di continuare a nasconderli, sia pure in parte, alla figlia gli apparve del tutto inutile. La primavera dell'anno prima, a Londra, gliene aveva accennato; era arrivato persino a dire: «Possiamo ridurre le spese? Ti viene in mente una spesa qualsiasi che potremmo ridurre?». Ed Elizabeth, sia detto a suo onore, con il subito zelo di ogni donna allarmata, si era messa seriamente a pensare a ciò che si poteva fare, e alla fine aveva proposto queste due misure economiche: eliminare alcune superflue beneficenze e astenersi dal riammobiliare il salotto; misure alle quali, con felice pensiero, ne aggiunse poi un'altra: non portare, contrariamente a quella che era la consuetudine di ogni anno, un regalo a Anne. Ma, per quanto buoni in sé, questi rimedi erano insufficienti a sanare l'effettiva gravità della situazione che non molto tempo più tardi Sir Walter si trovò costretto a confessarle dettagliatamente. Elizabeth non aveva da proporre nulla di più fattivamente efficace. Si sentiva offesa e sfortunata; come suo padre, del resto; e fra tutti e due non riuscivano a escogitare un solo mezzo per ridurre le spese senza compromettere la loro dignità, o per rinunciare ai loro agi in un modo che non avrebbero sopportato.

              C'era solo una piccola parte della tenuta che Sir Walter avrebbe potuto vendere; ma anche se ogni acro fosse stato alienabile, non avrebbe fatto differenza. Aveva accondisceso a ipotecare tutto quanto v'era di ipotecabile, ma non avrebbe mai accondisceso a vendere. No, non avrebbe mai disonorato il suo nome a tal punto. La tenuta di Kellynch sarebbe stata trasmessa in blocco, intera così come lui l'aveva ricevuta.

              I loro due amici e confidenti, Mr. Shepherd che abitava nel vicino borgo mercantile, e Lady Russell, vennero chiamati a consiglio; e tanto il padre che la figlia parevano aspettarsi che l'uno o l'altra escogitasse una soluzione per liberarli dalle loro difficoltà finanziarie e ridurre le loro spese senza che ciò comportasse il benché minimo sacrificio di ogni concessione dovuta al buon gusto o all'orgoglio.

             

II

 

 

 

              Mr. Shepherd, il compìto e accorto legale che, qualunque fosse il suo ascendente su Sir Walter e qualunque cosa pensasse di lui, avrebbe preferito che fosse qualcun altro a suggerire una soluzione sgradevole, si astenne dal dare la benché minima indicazione in proposito e si limitò a chieder licenza di demandare implicitamente la questione all'eccellente discernimento di Lady Russell, dalla cui ben nota prudenza egli attendeva con piena fiducia di veder formulare proprio quelle misure energiche e risolutive di cui auspicava l'adozione.

              E poiché Lady Russell seguiva la questione con grande interesse e sollecitudine, la prese ora in lunga e seria considerazione. Era una donna dalla mente solida più che agile, e le sue difficoltà ad arrivare, nel caso specifico, ad una qualsiasi decisione erano rese ancor più grandi dall'opposizione di due princìpi-base. Personalmente, era di un'integrità assoluta e aveva un preciso senso dell'onore; ma era desiderosa di risparmiare i sentimenti di Sir Walter, preoccupata per il credito dei membri della famiglia, aristocratica nel modo di valutare quanto era loro dovuto così come può esserlo qualunque persona, pur dotata di senno e di onestà. Era una donna benevola, caritatevole, buona e capace di affetti veri e profondi, inflessibile in quella che era la sua concezione del decoro, con una finezza di comportamento che era considerata la quintessenza delle buone maniere. Era colta, aggiornata e, generalmente parlando, razionale e coerente; ma aveva un debole per l'antica nobiltà: il valore che attribuiva al rango e alla sua importanza la rendeva un po' cieca ai difetti di chi ne era investito. Vedova di un semplice knight, Lady Russell aveva per un baronetto tutta la debita considerazione; e Sir Walter, indipendentemente da ogni suo altro merito - l'essere un amico di vecchia data, un vicino premuroso, un proprietario cortese, il marito della sua diletta amica, il padre di Anne e delle sue sorelle - aveva, secondo il suo metro di giudizio, diritto alla massima compassione e al massimo riguardo nelle sue presenti difficoltà per il fatto di essere Sir Walter.

              Dovevano ridurre le spese: su questo non c'erano dubbi. Ma ciò che preoccupava Lady Russell era che tale operazione riuscisse per Sir Walter e per Elizabeth il più indolore possibile. Elaborò progetti economici, fece calcoli esatti, ed ebbe un'idea cui nessuno aveva pensato: consultò Anne che, così sembrava gli altri giudicavano affatto estranea al problema. La consultò e, in una certa misura, si lasciò influenzare da lei nello stendere il piano di austerità che alla fine venne sottoposto a Sir Walter. Ogni emendamento apportato da Anne era stato a difesa dell'onestà e contro il prestigio. Voleva misure più energiche, una riforma più completa, una più rapida estinzione del debito, una maggiore indifferenza nei confronti di tutti i valori ad eccezione della giustizia e dell'equità.

              «Se solo riusciamo a persuadere tuo padre ad accettare tutto questo», disse Lady Russell scorrendo di nuovo il suo prospetto, «si può far molto. Se adotterà queste norme, in sette anni non avrà più debiti; e spero che riusciremo a convincere lui ed Elizabeth che Kellynch-hall ha, di per se stessa, una rispettabilità che non può essere sminuita da queste riduzioni e che, agli occhi delle persone assennate, la vera dignità di Sir Walter Elliot non apparirà minimamente intaccata per avere agito da uomo di retti princìpi. Non si limiterà, in effetti, a fare quello che moltissimi membri delle nostre prime famiglie hanno fatto, o dovrebbero fare? Non vi sarà nulla di singolare nel suo caso, ed è proprio la singolarità a rappresentare spesso il lato peggiore delle nostre sofferenze, e, sempre, della nostra condotta. Nutro grandi speranze nel nostro successo. Dobbiamo essere serie e risolute; perché, dopotutto, chi ha contratto dei debiti deve pagarli; e sebbene i sentimenti di un gentiluomo, del capo di una famiglia quale è tuo padre, meritino la dovuta considerazione, ancor più ne merita la reputazione di un uomo onesto».

              Era questo il principio che il padre avrebbe dovuto seguire, su cui familiari e amici avrebbero dovuto insistere: era questo il desiderio di Anne. Per lei tacitare le richieste dei creditori con tutta la rapidità che solo una generale riduzione delle spese poteva consentire era un dovere imprescindibile: nessun rimedio, al di sotto di questo, le appariva dignitoso. Voleva che così fosse prescritto, che ciò fosse sentito precisamente come un dovere. Anne aveva piena fiducia nell'influenza di Lady Russell e, quanto alle severe rinunce dettate dalla sua propria coscienza, era convinta che persuadere gli altri ad accettare una riforma integrale non sarebbe stato poi molto più difficile che indurli a sottoscrivere una riforma parziale. Proprio perché conosceva il padre ed Elizabeth, era incline a pensare che il sacrificio di una pariglia non sarebbe stato per l'uno e per l'altra più doloroso del sacrificio di entrambe, e la stessa regola valeva per le troppo moderate economie elencate da Lady Russell nel suo piano.

              Poco importa, del resto, come sarebbero state accolte le più rigide sanzioni di Anne: le misure di Lady Russell non incontrarono alcun successo: erano inaccettabili, insopportabili. Che! Essere privati di ogni conforto, di ogni agio! Dei viaggi, di Londra, della servitù, della scuderia, della possibilità di tenere tavola imbandita... dappertutto riduzioni e restrizioni! Non viver più secondo le norme che il buon gusto e il decoro imponevano anche a un semplice gentiluomo! No, Sir Walter avrebbe preferito abbandonare subito Kellynch-hall piuttosto che restarvi a così disdicevoli condizioni.

              Abbandonare Kellynch-hall! Il suggerimento venne immediatamente raccolto da Mr. Shepherd, direttamente interessato alla concreta attuazione, da parte di Sir Walter, di una politica del risparmio e più che mai convinto che, senza un mutamento di residenza, non si sarebbe arrivati a nulla. Poiché l'idea era partita proprio da chi avrebbe dovuto imporre la propria volontà, non si faceva scrupolo, disse, di confessare che il suo giudizio era pienamente concorde. Era, sempre a suo giudizio, materialmente impossibile che Sir Walter mutasse in qualche misura il suo stile di vita restando in una dimora che doveva mantenere tali tradizioni di ospitalità e di prestigio. In qualunque altro luogo, Sir Walter avrebbe potuto essere il solo giudice di se stesso e, qualunque tono avesse voluto dare al governo della sua casa, sarebbe stato considerato con la deferenza dovuta a chi è al di sopra delle mode correnti.

              Dunque Sir Walter doveva abbandonare Kellynch-hall; e dopo pochi giorni di dubbi e di incertezze, si venne alla soluzione del problema principale (la scelta del luogo ove risiedere), nonché all'elaborazione dei primi dettagli di questo importante cambiamento.

              C'erano state tre alternative: Londra, Bath, o un'altra casa lì in campagna. Ed era quest'ultima alternativa che Anne aveva auspicato. Una piccola casa nel vicinato, dove potessero avere ancora la compagnia di Lady Russell, vivere poco distante da Mary, e avere inoltre il piacere di vedere di tanto in tanto i prati e i boschetti di Kellynch: tale era l'oggetto di tutti i suoi desideri. Ma c'era, a contrastarli, il fato consueto di Anne: veder cadere la scelta su qualcosa di assolutamente contrario alle sue preferenze. Bath non le piaceva e, ne era convinta, non avrebbe giovato alla sua salute; e Bath sarebbe stata la sua dimora.

              Sulle prime Sir Walter aveva optato per Londra; ma Mr. Shepherd sapeva che non gli si poteva permettere di risiedere a Londra, ed era stato abbastanza abile da dissuaderlo e da fargli preferire Barh: era un luogo molto meno pericoloso per un gentiluomo nella sua delicata situazione, una città in cui Sir Walter avrebbe potuto conservare il suo prestigio pur spendendo relativamente poco. Mr. Shepherd aveva naturalmente sottolineato due vantaggi pratici di Bath rispetto a Londra: la sua minore distanza da Kellynch (solo cinquanta miglia) e il fatto che proprio a Bath Lady Russell trascorreva buona parte dell'inverno; e con viva soddisfazione di Lady Russell, che a proposito della nuova residenza aveva optato fin dal principio per Bath, Sir Walter ed Elizabeth finirono col convincersi che, stabilendovisi, non avrebbero perduto né decoro né svaghi.

              Lady Russell si sentì costretta a contrastare i desideri, a lei ben noti, della sua cara Anne: sarebbe stato troppo pretendere che Sir Walter si riducesse a vivere in una piccola casa, lì, nel suo stesso vicinato; una situazione che anche Anne avrebbe trovato assai più umiliante di quanto non immaginasse e che, dati i sentimenti di Sir Walter, sarebbe stata per lui assolutamente terribile. Quanto poi all'avversione che Anne nutriva per Bath, Lady Russell la considerava un'idea sbagliata, un pregiudizio da collegarsi, in primo luogo, al fatto che per tre anni, dopo la morte della madre, vi era stata in collegio; e, in secondo luogo, al fatto che più tardi, durante quell'unico inverno che vi aveva trascorso in sua compagnia, le era capitato di essere un po' giù di morale.

              Insomma, Lady Russell era una patita di Bath e per tal motivo era portata a credere che facesse al caso di tutti loro; quanto alla salute della sua giovane amica, visto che avrebbe trascorso tutti i mesi caldi da lei, a Kellynch-lodge, non avrebbe corso alcun pericolo; non solo, ma si trattava di un cambiamento che le avrebbe giovato, fisicamente e psicologicamente. Anne si era allontanata troppo raramente da casa, era stata vista troppo poco, appariva depressa: una più vasta cerchia di conoscenze le avrebbe dato più brio e vivacità. Lady Russell voleva che fosse più conosciuta, più notata.

              A rafforzare le obiezioni mosse a un eventuale trasferimento di Sir Walter in un'altra casa sita nel suo stesso vicinato contribuì certamente una parte, invero essenziale, del progetto, fortunatamente aggiunta alla sua prima formulazione. Non solo Sir Walter avrebbe dovuto abbandonare la propria dimora ma avrebbe dovuto vederla in mani altrui: una prova di forza morale, questa, che menti più salde di quanto non fosse la sua avrebbero trovato eccessiva. Kellynch-hall sarebbe stata data in affitto. La cosa, comunque, era assolutamente segreta e non doveva essere risaputa fuori della cerchia familiare.

              Il fatto che altri fossero al corrente delle sue intenzioni di affittare la propria casa sarebbe stato per Sir Walter un'insostenibile degradazione. Una volta Mr. Shepherd aveva pronunciato la parola «inserzione», ma, dopo di allora, non aveva più osato alludervi. Sir Walter respingeva sdegnosamente l'idea di essere lui a «offrire» Kellynch-hall, non importa in che modo; faceva assoluto divieto di accennare sia pur vagamente a una sua decisione in tal senso. Insomma, era disposto ad affittare solo nel caso che a ciò lo sollecitasse spontaneamente un aspirante assolutamente ineccepibile, pronto ad accettare le sue condizioni e a considerare la cosa come un grande privilegio.

              Come si fa agile la mente quando si tratta di trovare delle ragioni che giustifichino ciò che ci piace! Di ragioni Lady Russell ne aveva pronta un'altra, e eccellente, per essere felicissima della decisione di Sir Walter e dei suoi di lasciare la campagna. Ultimamente Elizabeth aveva stretto un'amicizia che Lady Russell desiderava vedere interrotta. Si trattava di una figlia di Mr. Shepherd, tornata alla casa paterna dopo un'infelice esperienza matrimoniale e, per di più, con due figlioletti a carico. Era una giovane donna intelligente ed esperta nell'arte di piacere - o almeno di piacere a Kellynch-hall - che aveva conquistato a tal punto la simpatia di Miss Elliot da esser stata più di una volta sua ospite, nonostante tutte le più o meno esplicite esortazioni alla prudenza e al riserbo di Lady Russell, che giudicava quell'amicizia assolutamente fuori luogo.

              Il fatto è che Lady Russell non aveva alcuna influenza su Elizabeth; del resto, sembrava che l'amasse più perché voleva amarla che perché Elizabeth lo meritasse. Da lei non aveva mai ricevuto altro che i segni di una considerazione esteriore; niente che andasse al di là di un ossequioso rispetto; in nessuna questione che più le stava a cuore era mai riuscita a spuntarla, se Elizabeth aveva già deciso altrimenti. Più di una volta aveva insistito affinché Anne fosse inclusa nell'annuale spedizione a Londra; l'aveva fatto perché non poteva non cogliere tutta l'ingiustizia e tutto il discredito di quei piani egoistici che ignoravano la sua giovane amica; e in molte altre, minori occasioni, aveva cercato in ogni modo di dare a Elizabeth l'ausilio del suo senno più maturo e della sua più matura esperienza, ma sempre inutilmente: Elizabeth continuava per la sua strada; e mai l'aveva seguita in più diretto contrasto con Lady Russell che in questa sua scelta di Mrs. Clay, rinunciando alla compagnia di una così degna sorella per concedere il suo affetto e la sua confidenza a una donna che avrebbe dovuto essere per lei solo oggetto di distaccata cortesia.

              Per la sua estrazione sociale quella di Mrs. Clay era, a giudizio di Lady Russell, un'amicizia molto sconveniente: anzi, considerando il carattere di lei, molto pericolosa, per cui un mutamento di residenza che comportasse l'allontanamento di Mrs. Clay e la possibilità per Miss Elizabeth di venire a contatto con persone più confacenti era questione di primaria importanza.

 

III

 

 

 

              «Con sua licenza, Sir Walter», disse una mattina Mr. Shepherd a Kellynch, mentre posava il giornale, «direi che l'attuale situazione politica torna decisamente a nostro vantaggio. Questa pace ricondurrà sulla terraferma tutti i nostri ricchi ufficiali di marina, e tutti avranno bisogno di una casa in cui stabilirsi. Non potrebbe esserci migliore circostanza, Sir Walter, per disporre di un'ampia scelta tra i possibili locatari, tutti per di più rispondenti ai requisiti richiesti. Molte ingenti ricchezze sono state accumulate durante la guerra. Se si presentasse qualche facoltoso ammiraglio, Sir Walter...».

              «Sarebbe un uomo ben fortunato, Shepherd», rispose il baronetto; «è questo tutto il mio commento. Per lui Kellynch-hall sarebbe davvero una preda di guerra; anzi, la più grande delle prede, qualunque sia il numero di quelle toccategli in passato. No, Shepherd?».

              Mr. Shepherd rise, come sapeva di dover fare, a questa battuta, e poi aggiunse:

              «Mi permetto di osservare, Sir Walter, che, quando si tratta di affari, i gentiluomini della marina sono interlocutori ideali. Ho una certa esperienza dei loro metodi di condurre le trattative, e ammetto senza reticenze che sono di vedute quantomai liberali e, quali affittuari, danno tutte le migliori garanzie offerte da persone appartenenti ad altre professioni. Per cui, con sua licenza, suggerirei, Sir Walter, che se mai si diffondesse la voce di quelle che sono le sue intenzioni, possibilità che va tenuta nel debito conto poiché sappiamo quanto sia arduo celare a metà della gente di questo mondo le azioni e i disegni dell'altra metà... Perché questo è il prezzo del prestigio, e se io, John Shepherd, posso, volendolo, tener nascosto qualunque affare di famiglia, dato che nessuno si prenderebbe la briga di osservare me, Sir Walter Elliot ha, fissi su di sé, sguardi che può essere difficile eludere... Per cui, dicevo, oso dichiarare che, se mai circolasse qualche voce sulla realtà della situazione, e ciò nonostante tutte le nostre cautele, la cosa non mi sorprenderebbe molto; e poiché, come mi accingevo a osservare, se ciò si verificasse, è indubbio che le richieste affluirebbero numerose, riterrei degna di particolare attenzione quella di qualche facoltoso alto ufficiale della nostra flotta; e mi permetto di aggiungere che, in qualsiasi momento, potrò essere qui da lei in un paio d'ore, così da risparmiarle il fastidio di rispondere direttamente».

              Sir Walter si limitò ad annuire con un cenno del capo. Ma subito dopo si alzò e, mentre camminava su e giù per la stanza, osservò in tono sarcastico:

              «Sono pochi, suppongo, i gentiluomini della marina che non resterebbero sorpresi nel trovarsi in una casa di questa classe».

              «Certo, si guarderebbero intorno e ringrazierebbero la loro buona sorte», disse Mrs. Clay. C'era anche Mrs. Clay, infatti: suo padre l'aveva portata con sé in calesse, perché nulla giovava tanto alla salute di Mrs. Clay quanto una scarrozzata fino a Kellynch. «Ma», continuò, «concordo pienamente con mio padre nel ritenere che un uomo di mare possa essere un affittuario ideale. Ho avuto molte conoscenze nell'ambiente; e, a parte la loro liberalità, sono tutti così ordinati e precisi nel loro modo di fare ogni cosa! Questi suoi preziosi dipinti, Sir Walter, se mai preferirà lasciarli qui, sarebbero perfettamente al sicuro. Tutto, dentro la casa e fuori, sarebbe oggetto di attentissime cure! I giardini e le macchie di cespugli verrebbero tenuti nel massimo ordine, quasi come ora. E, Miss Elliot, lei non avrà motivo di temere che i fiori delle sue deliziose aiuole siano trascurati».

              «Quanto a ciò», replicò freddamente Sir Walter, «anche supponendo che io m'induca a lasciare la mia casa, finora non ho preso in considerazione i privilegi che ad essa sono annessi. Non sono particolarmente incline a favorire un inquilino. Avrebbe accesso al parco, naturalmente, e pochi - ufficiali di marina o uomini provenienti da altri ambienti - hanno potuto avere a disposizione così vasti spazi; ma quello delle restrizioni che potrei imporre al libero uso dei giardini è tutto un altro discorso. Non mi va l'idea che altri possano sempre accedere a piacimento alle mie macchie di cespugli; e raccomanderei a Miss Elliot di stare in guardia per quel che concerne le sue aiuole. Sono pochissimo incline a concedere a chi prenderà in affitto Kellynch-hall privilegi supplementari, questo ve l'assicuro. E non fa differenza che egli sia un marinaio o un soldato».

              Dopo una breve pausa, Mr. Shepherd osò intervenire:

              «In tutti questi casi esistono norme stabilite dall'uso che chiariscono e semplificano ogni cosa nel rapporto tra locatore e locatario. I suoi interessi, Sir Walter, sono in mani abbastanza sicure. Provvederò io, ne sia certo, affinché nessun locatario abbia più di quanto gli spetta. Anzi, oserei addirittura insinuare che Sir Walter Elliot non può avere a cuore i propri diritti nella misura in cui li avrà John Shepherd agendo per lui».

              A questo punto intervenne Anne:

              «Gli uomini della nostra flotta, che tanto hanno fatto per noi, hanno, penso, almeno lo stesso diritto di ogni altra categoria di persone a tutti gli agi e a tutti i privilegi che una casa può offrire. E la gente di mare conquista i propri agi a costo di un lavoro abbastanza duro, questo dobbiamo ammetterlo tutti».

              «Vero, verissimo. Quello che dice Miss Anne è verissimo», commentò Mr. Shepherd, e sua figlia commentò a sua volta: «Oh! certo». Ma Sir Walter osservò, subito dopo:

              «Sì, la professione ha una sua utilità, ma sarei desolato se a seguirla fosse un mio amico».

              «Davvero?», fu l...

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